Per l’Unione europea l’inserimento lavorativo dei cittadini stranieri rappresenta uno degli obiettivi prioritari. Creare condizioni per l’accesso all’impiego dei migranti è di fondamentale importanza per l’integrazione nella società. A livello europeo la normativa inerente al lavoro riguarda anche i cittadini stranieri in quanto stabilisce i diritti e i doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro. La normativa europea disciplina due grandi settori: condizioni di lavoro, ovvero orario di lavoro, lavoro a tempo parziale e a termine, distacco dei lavoratori e informazione e consultazione dei lavoratori, ovvero licenziamenti collettivi, trasferimenti di imprese, ecc.
Ogni lavoratore dell’UE, compresi i cittadini stranieri, godono di alcuni diritti minimi per quanto riguarda: 1) la salute e sicurezza sul lavoro: diritti e doveri generali, ambiente di lavoro, attrezzatura professionale, rischi specifici e lavoratori a rischio; 2) le pari opportunità tra uomo e donna: parità di trattamento sul lavoro, lavoratrici in gravidanza, congedo di maternità, congedo parentale; 3) la tutela contro ogni forma di discriminazione fondata su sesso, razza, religione, età, disabilità e orientamento sessuale; 4) il diritto del lavoro: lavoro a tempo parziale, contratti a termine, orario di lavoro, giovani lavoratori, informazione e consultazione dei lavoratori. I singoli paesi dell’UE devono far sì che le rispettive legislazioni nazionali tutelino i diritti sanciti dalla normativa europea sul lavoro (direttive).
Dal punto di vista normativo le prime direttive europee in materia di sicurezza sul lavoro sono state adottate sulla base delle disposizioni generali relative all’armonizzazione del mercato. Nel 1987 fu elaborato l’Atto Unico Europeo per la promozione di un ambiente di lavoro sicuro per i lavoratori. L’atto ha rappresentato un grande passo avanti grazie all’introduzione di una nuova disposizione giuridica sulla politica sociale nel Trattato, volta a promuovere “il miglioramento, in particolare dell’ambiente di lavoro, per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori”. L’introduzione della disposizione nel Trattato ha sottolineato l’importanza delle condizioni sicure di lavoro.
Nel 1997 è stato firmato il Trattato di Amsterdam dove sono state inserite le disposizioni in materia di sicurezza e salute sul lavoro nel TCE (Trattato della Comunità Europea). Grazie alle direttive europee sulla sicurezza i paesi membri dell’UE, compresa l’Italia, hanno adattato la normativa alle disposizioni, seguendo i criteri minimi e personalizzando la normativa in base alle esigenze interne, come stabilito dall’articolo 153 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Le direttive che hanno portato alla luce i temi più importanti legati alla sicurezza sul lavoro sono:
-direttiva quadro sulla sicurezza sul lavoro 9/391 che ha portato alla luce le responsabilità e gli obblighi del datore di lavoro, l’obbligo della valutazione dei rischi e la prevenzione per tutti i lavoratori;
-direttive sulle caratteristiche del luogo di lavoro, sui DPI e sulle attrezzature;
-direttive sull’esposizione agli agenti chimici, fisici e biologici (direttiva 54/2000/EC);
-direttive sui rischi ergonomici e psicosociali (direttiva 90/269/EC e 90/270/EC);
-direttive specifiche per determinati settori di lavoro.
Le direttive elaborate a livello europeo hanno influenzato fortemente la stesura e le modifiche successive del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro in Italia. Inoltre, hanno cercato di conseguire elevati livelli di occupazione e protezione sociale, migliorare le condizioni di vita e di lavoro e tutelare la coesione sociale.
Fonte: Commissione Europea
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